• home
  • Dettaglio: CISL, mobilitazione nazionale sulla Legge di Stabilità

CISL, mobilitazione nazionale sulla Legge di Stabilità

28 NOVEMBRE 2014

 

 

 

 

 

 

In questo momento complicato per la vita del paese siamo a sottoporVi alcune nostre riflessioni e considerazioni che speriamo possano essere da Voi condivise e rese proprie.

La CISL non crede nella possibilità che siano “nuove leggi” che possano creare nuova occupazione, ma solo scelte condivise, coraggiose ed innovative.

E’ indispensabile, in una fase sociale estremamente complessa sostenere socialmente e fiscalmente le famiglie, i lavoratori ed i pensionati, e per questo occorre ridurre il peso fiscale complessivo che pagano lavoratori e pensionati ed evitare che gli enti territoriali, ai vari livelli, possano continuare ad avere mano libera ad innalzare la tassazione nei territori.

Va rilanciata la vertenza dei pensionati italiani di cui il 50% sta sotto i 1.000 euro e, tra questi, 3 milioni e mezzo non arriva a 500 euro. Le pensioni sono bloccate da 15 anni e sempre più si fa avanti l’equazione pensionati/povertà. Quindi è auspicabile l’estensione del bonus di 80 euro riconosciuto ai lavoratori dipendenti anche per i pensionati, elementi fondamentali della nostra società, che, ancora una volta, vengono dimenticati.

E’ necessario riprendere in mano una politica industriale assente oramai da 25 anni, epoca in cui si decise di cestinare, forse frettolosamente, la stagione delle partecipazioni statali, e farlo attraverso il rilancio delle politiche di sviluppo industriale e del terziario ed il finanziamento degli investimenti in ricerca e innovazione, oltre alla valorizzazione delle politiche della scuola, della formazione e della riqualificazione professionale.

A questo proposito, se si vuole nuovamente mettere mano agli ordinamenti scolastici, noi della CISL riteniamo che sia necessario farlo passando attraverso la massima condivisione, con un dialogo aperto alle forze sociali e non orientato ad una mera consultazione autoreferenziale.

La CISL conferma la mobilitazione per il rinnovo del contratto del Pubblico Impiego, sostenendo con forza un comparto che vede bloccata la contrattazione da 6 anni.

Disagio, abbandono, dispersione e, contestualmente, valorizzazione delle competenze e cura delle eccellenze sono temi vitali sui quali si giocherà il futuro del paese, temi che non possono essere affrontati senza giuste e necessarie attenzioni ed approfondimenti.

Riteniamo che la vera riforma del mercato del lavoro debba orientarsi non ad accrescere la burocrazia pubblica, ma a promuovere l’ingresso nel mondo del lavoro ai giovani e coloro i quali, meno giovani, hanno perso l’occupazione e vivono la drammatica situazione di solitudine senza speranza, con se stessi, con le proprie famiglie, con il contesto sociale di riferimento. E facendo questo senza paure di smantellare l’esistente, vecchio, costoso ed obsoleto, e investire risorse e capitale umano nell’incrocio “vero” tra domanda e offerta di lavoro, e proporre percorsi veri per il lavoro e non più solo stage e corsi di formazione, spesso fasulli.

Nell’ambito del percorso di discussione parlamentare del c.d. “Jobs Act” la CISL rilancia con forza l’urgenza di smantellare la precarietà del lavoro, cancellando le false partita IVA, i CO.CO.CO., le associazioni in partecipazioni fasulle. Contratti questi che danno luogo a frequenti abusi, mascherando quello che altro non sarebbe che un contratto di lavoro a tempo indeterminato.

Secondo la CISL il Jobs Act e, in particolare, il contratto a tutele crescenti, è accettabile solo se sarà adottato in sostituzione dei suddetti contratti precari e fonte di abusi e solo se verrà mantenuto il diritto alla reintegrazione in caso di licenziamenti discriminatori e disciplinari.

         Come CISL siamo a richiedere inoltre che quanto contenuto nel testo del Jobs Act relativamente agli “obiettivi di semplificazione e razionalizzazione in materia di igiene e sicurezza sul lavoro”, non si traduca nello stravolgimento delle disposizioni contenute nel Testo Unico della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, come purtroppo avvenuto in precedenti modifiche legislative.

Come detto, la crisi economica continua peraltro ad imperversare con effetti drammatici sulla occupazione; e non è pensabile, in un momento come questo, compromettere lo strumento degli ammortizzatori sociali che vanno invece potenziati rendendoli realmente universalistici, ossia fruibili da tutti i lavoratori.

Un errore pensare di cancellare la possibilità di autorizzare integrazioni salariali in caso di cessazione di attività aziendale o di rami d’azienda, senza che si tenga conto della possibilità di poter utilizzare strumenti di riqualificazione per il reimpiego dei lavoratori.

Le politiche attive e di ricollocazione possono funzionare pienamente in un sistema in cui si crea nuovo lavoro, ma oggi siamo ben lontani da una situazione del genere, per cui lo stanziamento finanziario per il sostegno al reddito di chi perde l’occupazione non può essere ridimensionato, ma deve avere assegnate risorse adeguate.

La CISL considera peraltro positivo il forte sgravio contributivo che verrà introdotto dalla legge di stabilità 2015 per incentivare nuove assunzioni a tempo indeterminato, in aggiunta alla deduzione dall’imponibile Irap della quota relativa al costo del lavoro; riteniamo invece deleterio e deflagrante quanto previsto dal disegno di legge di stabilità 2015 relativamente all’aumento della pressione fiscale sulla previdenza complementare e sul Tfr.

Questi interventi colpiscono duramente il futuro previdenziale dei lavoratori, già gravemente compromesso, così come risulta evidentemente ingiusto ed incomprensibile il taglio delle risorse ai Patronati, vero presidio sociale sul territorio, di servizio e supporto alla P.A. peraltro fatto con notevoli risparmi per lo Stato.

E’ pertanto per tutte queste ragioni che riteniamo indispensabile che il Governo si apra alla discussione con i corpi sociali sulla materia del lavoro e, in generale, del sociale, superando una sorta di autoreferenzialità dell’azione di governo e della politica.

In un clima di conflittualità sociale crescente e a rischio di ulteriore esasperazione, non può che essere un atto di responsabilità riaprire una stagione costruttiva di dialogo e confronto sociale.

A tal fine, per dare supporto alle nostre proposte, la CISL ha proclamato una mobilitazione nazionale attraverso tre manifestazioni:

2 dicembre: FIRENZE (per le Regioni del Centro);

3 dicembre: NAPOLI (per le Regioni del Sud);

4 dicembre: MILANO (per le Regioni del Nord).