Le saette di Belfagor

BELFAGOR: SPIONI E BARBE FINTE

11 ottobre 2010

 Da anni ormai in Italia va di moda il dossieraggio e la cultura del fango; negli ultimi mesi la moda è diventata prassi. Scoop di giornali, intercettazioni spifferate, presunti spioni deviati e tutti, sotto l’ombrellone, abbiamo letto di mignotte, di cricche, di case all’estero, di chiacchiere rubate ai telefoni dei potenti. Un tempo le battaglie si facevano a viso aperto ed avevano un qualcosa di nobile; ci si confrontava e ci si scontrava alla luce del sole, consentendo a tutti di capire e giudicare. Ora in questo gioco al massacro non si capisce più chi siano i carnefici o le vittime e nel tritacarne melmoso non si salva nessuno. Anche in Poste Italiane, azienda che incarna vizi e virtù tipici del popolo italiano, sembra andare di moda il dossieraggio di bassa lega. Scritti anonimi, sottili maldicenze, dubbi sussurrati, colpi bassi e, in un misto di rare notizie vere e tante falsità, si insinua la calunnia come il venticello di rossiniana memoria (per gli ignoranti Il Barbiere di Siviglia). Ma gli spioni di poste sono come le famose barbe finte dei film, ossia personaggi a tutti noti e ormai ben individuati che non hanno fatto della dirittura morale la loro ragione di vita e, ciononostante, scrivono o suggeriscono scritti anonimi, pedinano, fotografano e pensano di restare nell’ombra mentre sono stati già scoperti come i bimbi con le dita nella nutella. E si saldano strani intrecci tra uomini d’azienda con figuri parasindacali che vivono all’ombra dell’azienda. E sperano entrambi di riconquistare potere o ruoli che non gli spettano, tentando di inquinare la vita e le scelte di Poste. Con questi sporchi giochetti, ormai palesi, sognano che qualcuno si rompa l’osso del collo e non immaginano che in quel tritacarne potrebbe rompersi pure l’osso del collo importante di qualche loro mandante. Il solito Personaggio famoso della umanità diceva “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Ma Belfagor, che è solo un povero diavolo, ricorda l’antico proverbio “Chi di spada ferisce, di spada perisce”. E quando il fango diventa melma non bastano più gli idranti della protezione civile. Servono quelli della Magistratura!!

 

Saluti dal vostro Belfagor e alla prossima puntata.